FUSIONE A CERA PERSA: I SEGRETI DI UNA TECNICA ANTICA PERFETTA IERI COME OGGI

Il processo della fusione a cera persa ha origini molto antiche, inizialmente legate alla vita quotidiana dell'uomo per poi essere dedicate esclusivamente all'arte e al decoro ornamentale.

Reperti archeologici ritrovati in Mesopotamia, Grecia ed Egitto testimoniano la conoscenza di questa affascinante tecnica di lavorazione, tramandata già allora di padre in figlio, rimasta sostanzialmente inalterata nel corso dei secoli. Fu Benvenuto Cellini nel sedicesimo secolo a descrivere, nella sua autobiografia, il primo trattato sulla fusione a cera persa utilizzata per realizzare il Perseo, famoso capolavoro della scultura rinascimentale italiana.
Un trattato importantissimo, ritenuto ancor oggi un punto fermo nella storia di questa tecnica.

FASI E TEMPI D'ESECUZIONE: COSÌ NASCONO I CAPOLAVORI

L'artista modella la scultura direttamente nel materiale più consono al proprio linguaggio. Dal pezzo originale si ottiene una copia cava in cera. A questa, dopo essere stata riempita nella parte cava di un impasto solido di materiale refrattario, vengono applicate le colate per favorire il regolare afflusso di bronzo fuso. Si copre il tutto con un manto di materiale refrattario ottenendo una forma che verrà cotta in forno per un tempo che va da una settimana a dieci giorni, durante i quali la copia in cera si scioglierà (da qui il termine a cera persa) lasciando la sua impronta che verrà riempita dalla colata di bronzo fuso. A raffreddamento avvenuto, dopo essere stata liberata dal rivestimento esterno e pulita, la forma giungerà al reparto di rifinitura dove con una paziente opera manuale di cesellatura e lucidatura verrà finemente rifinita.